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Le displasie sono le più diffuse malattie ortopediche su base ereditaria che affliggono molte razze canine durante la crescita. Possono essere causa di notevole disagio per il proprietario e di grande sofferenza per i soggetti colpiti, limitandone pesantemente l’attività e compromettendone gravemente la qualità di vita.

La displasia: cosa sono e quali razze colpiscono

La displasia dell’anca è una malformazione di questa articolazione, tale per cui, durante la crescita, si crea un gioco articolare eccessivo: la testa del femore non combacia più perfettamente con la cavità del bacino (cavità dell’acetabolo) che naturalmente la ospita, si deforma e l’acetabolo si appiattisce.  Anche la displasia del gomito è una malformazione scheletrica del periodo dello sviluppo, tale per cui le tre ossa (radio, ulna e omero) che compongono questa articolazione crescono in modo disarmonico tra loro ed asincrono in lunghezza.

Il risultato è la comparsa di diverse condizioni patologiche, tutte accompagnate da dolore, zoppia e sviluppo di artrosi. Tutti i cani possono soffrire di displasia dell’anca o del gomito durante il loro sviluppo. Ma sono i cani appartenenti a razze di media e grossa taglia (compresi i meticci), che per il loro peso e statura soffrono maggiormente a causa di questi gravi disturbi scheletrici. Tra le razze più colpite compaiono: il Pastore tedesco, il Rottweiler, il Bovaro del Bernese, il Labrador, il Golden Retriever, il Chow Chow e il Terranova.

Come può agire il proprietario

Un proprietario informato e consapevole è una pedina essenziale per prevenire queste displasie e controllare l’artrosi che ne deriva. Per garantire al proprio amico a 4 zampe una buona qualità di vita, è bene applicare le seguenti regole:

  • Scegliere cuccioli figli di genitori esenti. Quando si decide di acquistare un cucciolo, specie se appartenente ad una razza predisposta alla displasia, è importante rivolgersi ad allevatori seri ed affidabili, che utilizzino riproduttori esenti da tali malattie (pedigree di riproduzione selezionata), anche se non c’è mai la certezza che tutti i cuccioli che hanno genitori senza displasia siano anch’essi liberi da questa malattia;
  • Favorire la diagnosi precoce. È opportuno sottoporre il cucciolo, specie se appartenente ad una razza predisposta, ad una precoce visita ortopedica specialistica (dalle 14-16 settimane per tutte le razze / dalle 16-18 settimane per quelle giganti). Se necessario, è utile concordare con il veterinario di fiducia un controllo radiografico;
  • Regolare l’alimentazione. I cuccioli a rischio devono essere alimentati con diete appropriate, specificatamente formulate in base alla loro taglia, all’età e al tipo di vita che conducono. In particolare, sono da evitare gli eccessi energetici e le esagerate integrazioni in minerali e vitamine.
    L’ipernutrizione, infatti, si rivela un fattore di grave danno per le articolazioni in crescita: sia perché il sovrappeso grava esageratamente sulle giunzioni in sviluppo, sia per gli squilibri di natura metabolica che l’ipernutrizione può provocare, a discapito della corretta trasformazione della cartilagine in osso;
  • Controllare l’esercizio fisico. Il livello ed il tipo di attività fisica devono essere adattati su misura allo stato delle articolazioni del cane in crescita. Cuccioli a “rischio displasia” dovrebbero evitare regimi di allenamento o impegni agonistici e/o di lavoro troppo intensi, in modo da ridurre l’uso eccessivo ed incontrollato delle fragili articolazioni in crescita.

Come prevenire la displasia

Prevenire l’artrosi è la chiave di un approccio di successo ai soggetti displasici. Spesso, infatti, poche settimane o pochi mesi di incongruenza articolare possono portare l’artrosi a livelli tali da invalidare il successo di interventi chirurgici di prevenzione, e costringere a chirurgie di salvataggio, spesso invasive e non sempre efficaci. Per aiutare i cuccioli predisposti alla displasia a ridurre il rischio di grave artrosi, sono utili i condroprotettori: sostanze che, se somministrate con razionalità, tempestività e costanza nei soggetti a rischio, consentono di proteggere e rinforzare la cartilagine.

Così facendo, i condroprotettori aiutano a ridurre lo sviluppo dell’artrosi, o, se già presente, a limitarne i danni e a ritardare la comparsa di sintomi evidenti (dolore, zoppia) ad essa correlati. In ogni caso, sarà il veterinario di fiducia a stabilire precisi protocolli di controllo dell’artrosi secondaria alla displasia, basati ad esempio sulla combinazione dei condroprotettori con il controllo dell’alimentazione (e, dunque, del peso dell’animale), su un’attività fisica regolare e, se necessario, su una chirurgia correttiva di natura preventiva.

La migliore prevenzione inizia dalla fiducia verso il proprio veterinario. Diagnosticata la malattia, è necessario seguire scrupolosamente le indicazioni del medico di fiducia, che adeguerà i piani di terapia all’età del cane ed alla gravità dell’artrosi di cui è portatore.

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